lunedì 8 luglio 2013

A proposito di whisky. Di passato. Di rimpianti.



Sono seduta in ufficio. La luce dei neon è tiepida contro i vetri chiusi. 
Ho preso un whisky con me stessa. 
Me stessa di sedici anni. 
Guardo quella che ero: come si guarda una fotografia, un amico che non si vede da molto tempo. La me di sedici anni ha gli occhi struccati segnati di rosso. 
Forse tristezza. Forse solo congiuntivite.
- Posso fare qualcosa per te?
Ecco, te l'ho chiesto, piccolina.
- Posso fare qualcosa per te?
- No. 
No?
- Sembri triste. - dico.
Occhi nei tuoi occhi di giovane criminale.
Vedo rabbia. 
Vedo incomprensione. 
Odi te stessa, gli altri, il tuo corpo. Odi accettarti. Odi parlare.
Odi anche me: perchè sono troppo grande, perchè ti capisco e ti voglio aiutare. 
Mi odi perchè odi essere aiutata e odi il fatto che potrei farlo, mentre tu ti senti così inerme.
- Io non ho nessun problema.
Nessun problema. Noto le cicatrici.
Inarchi un sopracciglio: aspetti che io ti saluti. Conosco quello sguardo. E' il mio.
- Posso aiutarti.- Sorridi, senza allegria - Nemmeno io posso.
- Io so già cos'hai.
- No. Non lo sai. Non lo sai più. 
Quest'istante, per me è già passato. Credevo di ricordare tutto. In realtà ho solo generalizzato. Che giorno è oggi? Cosa ti fa star male oggi? E c'è davvero qualcosa che, ricordo, a sedici anni mi ha fatto star male?
Scavare nel passato e rimpiangere: volevo far questo. E adesso?
- Ma se solo potessi..
- E cosa cambierebbe?Niente, tesoro. Proprio niente.
- Posso toccarti i capelli?
Hai dei capelli stupendi, lo sai? 
Sorridi. Hai gli occhi persi e mi odi.

venerdì 5 luglio 2013

Maybe in another life.


Quel pensiero le batteva le tempie inesorabilmente, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Riusciva a tenerla sveglia anche la notte, come un tarlo -benchè fossero già molto poche le ore di sonno che poteva permettersi-.
L'appartamento, sullo Skyplex, non era cambiato di una virgola in quegli ultimi anni. Sembrava essersene accorta solo in quell'istante. Le mura gelide erano sempre lì. Impossibilitata a vedere il grigio nelle cose, a vedere solo il bianco e il nero, eppure immersa in quel grigiore fino al collo.
Ultimamente si era chiesta se era davvero felice.
Se quel che aveva sempre fatto fino ad ora, le rendesse realmente la vita più semplice. E con rammarico s'era accorta che, per quanto si ostinasse a sbatterci la testa, non era riuscita ad ottenere niente di quel che voleva.
Era infelice.
Serena, ma infelice.
Ricca, ma infelice.
Con una vita piena, ma infelice.
E lo sarebbe sempre stata se qualcosa non fosse cambiato. Se non avesse deciso di prendere in mano la sua vita. Di afferrarla, come afferrava le sue pistole. Saldamente e senza alcun timore.

Metteva mano al cortex-pad.
Non sapeva esattamente nemmeno lei cosa scrivere, ma sapeva benissimo a chi doveva scrivere.
Così, si prese di coraggio.
Una lettera dopo l'altra.
Una vocale dopo l'altra, un disegno chiaro iniziava a prendere forma.

***

Ciao. 
Probabilmente ti starai chiedendo perchè ti ho scritto dopo averti trattato in quel modo, l'altro giorno... e francamente me lo chiedo anch'io. Mi sento stupida. E sono ancor più stupida adesso, ammettendolo. 
Ad ogni modo... forse anch'io sento dentro di me di dover... "chiudere un cerchio". 
Di mettere la parola "Fine" a tutto questo. 
Di non lasciare niente in sospeso perchè di cose in sospeso ne abbiamo lasciate forse troppe e forse è per questo che non la finiremo mai di rincorrerci, finchè avremo qualcosa da rinfacciarci o da ringraziarci a vicenda.
Avrei voluto dirti tante cose... e invece ti ho solo fatto una domanda a cui hai risposto col tuo solito modo un po' criptico e distante, sperando che ti comprendessi. 
Ti ho compreso, anche se non volevo darlo a vedere, per orgoglio. 
Anche se è più facile starti alla larga perchè non farlo riesce ancora a farmi soffrire.
Avrei voluto dirti che ti odio... profondamente. Riesci sempre a mettermi qualche dubbio in testa. Riesci sempre a ferirmi. Forse sei davvero l'unico in grado ancora di farlo.
Avrei voluto dirti che ti auguro ogni male. 
Che un po' sono contenta se le cose ti vanno per il verso sbagliato. 
Che sono egoista e non riesco a vedere la tua felicità come una cosa giusta.
Nessuno, nessuno... nessuno come noi si merita d'essere felice.
Nessuno come te si merita la serenità. 
E forse non la vuoi nemmeno tu.
Avrei voluto dirti che per te avrei probabilmente rinunciato ad ogni cosa. 
Avrei voluto dirti che per te sarei riuscita ad essere diversa, a cambiare vita, a darmi una calmata, chissà... forse sarei riuscita anche ad amare in modo "normale". Il modo che volevi. Quello in cui amano tutti, anche se non lo so fare. 
Avrei imparato.
Avrei voluto dirti che hai rovinato tutto. 
Avrei voluto dirti che se sei infelice, è perchè non hai voluto essere felice. 
Avrei voluto dirti che ti sei sbagliato ed io... IO sono quella giusta... anche se tu sei quello sbagliato.
Avrei voluto dirti che, nonostante questo, non posso dimenticare tutto il fango che mi hai gettato addosso.
Avrei voluto dirti che non posso... non riesco a perdonarti.
Avrei voluto dirti che probabilmente ti meritavi davvero che ti sparassi, come volevi, in quell'ufficio, per chiudere finalmente il Cerchio e tornare a vivere le nostre vite come due perfetti estranei e avrei voluto dirti... che forse è proprio per questo che non l'ho fatto. 

E.

Avrei voluto dirti.
Avrei voluto tante cose...
Forse in un'altra vita.

***

Firmava quel messaggio con esitazione.
Si prendeva in tempo di rileggere quanto scritto.
Sorrideva, tra se e se, premendo il tasto di cancellazione.