domenica 1 luglio 2012

Le ragioni del cuore.

Mi hai rovinata ora, ma mi è piaciuto. Hai un piano? Perché sono nelle tue mani.
Mi hai rovinata ora, anche se mi è piaciuto. Non ho avuto scelta quando ho sentito la tua voce.
So che hai detto “Non può essere ingannata”. Ora sono quella con il viso rosso.
Mi hai rovinata ora, anche se mi è piaciuto. I tuoi occhi di cioccolato, come bottoni di menzogne.
Mi hai rovinata ora, anche se mi è piaciuto. Sto tentando di separarmi da quello che c’è nel mio cuore.
Mi hai rovinata e quanto ho pensato che mi piaceva...! Il mio intero mondo ora è sottosopra.
Mi sono sentita dire, “Sto andando via”, ma adesso ti scrivo ogni giorno.
Mi hai sentito dire “Sto andando via”, ma sono a terra, fuori dalla tua porta.
Mi hai rovinata ora. Hai un piano?
Perché sono nelle tua mani.

Quella canzone non smette di ronzarmi in testa come un fastidioso sottofondo triste a questo strano dramma che è la vita. Da un momento all'altro ci si ritrova ad affrontare mostri più grandi di se, senza esserne stati avvisati e senza essere riusciti ad armarsi in tempo, a sollevare le difese adeguate.
Cosa mi sia passato per la testa non lo so, sto ancora interrogandomi su quanto di reale vi sia in ciò che ho fatto, e quanto invece sia solo un brutto sogno ad occhi aperti. 
So solo che lo volevo, intensamente.
La sua pelle sulla mia, il suo odore, le sue labbra e le sue carezze. Io volevo tutto questo e l'ho avuto, abituata a non attendere, ad ottenere tutto e subito, come una bambina capricciosa, incurante di quali cuori avrei potuto maltrattare. Incurante che anche il mio non ne sarebbe uscito illeso. 
Egoista e piena di me ho preso tutto, senza dare niente se non me stessa e la mia infinita confusione.

Zoya è furibonda. Mi urla addosso ed io non resisto dal tirarle un ceffone.
Perchè? Solo perchè avrei voluto prendermi a pugni da sola.
La situazione si  fa grave in un istante, troppo poco perchè mi rendessi conto di compiere un passo falso verso il Nulla, l'ignoto e l'incontrollabile. Le facce incredule e spaventate dei civili di passaggio nell'Hangar le ricordo ancora.
Mi punta contro una pistola e minaccia di ammazzarmi. Io faccio altrettanto. Non le permetterò di portarmi via la vita stessa. Voglio difenderla con le unghie e con i denti, sostenendo fermamente le ragioni del cuore.

Ma lei non mi ascolta, troppo accecata dal suo stesso amore, per guardare il mio.

Mughain è famosa per il suo tempismo, ed in un attimo mi sento afferrare e ammanettare, dritta verso l'ufficio della Sicurezza.
Avrei voluto sprofondare.

Dov'è finito il mio sangue freddo? L'ho forse lasciato tra le lenzuola bianche con cui ho coperto Neville, quando sono sgattaiolata via fuori dalla Monkey in cerca di Zoya?
Questa non sono io, adesso lo so. 

E li vedo gli occhi delusi di mio padre, che mi osserva dall'alto o dal basso che sia, sebbene credo che l'Inferno abbia più spazio per quelli come lui. E per quelli come me.

E li vedo gli occhi innamorati di Zoya, adesso che sono pieni di rabbia, delusione e disgusto. 
Come cambiano le prospettive quando lasci al cuore di fare le veci del cervello. 
Come cambiano, quando non hai ragione.

Vorrei piangere, adesso che sono sola, in ufficio, accompagnata solo da una bottiglia di vodka che mi premurerò di svuotare per intero, ma nemmeno le lacrime sembrano aver voglia di venire in mio soccorso.

E li vedo, gli occhi rabbiosi e fiammeggianti di Mughain, mentre mi tira l'ennesimo ceffone. 
Come cambiano le prospettive, quando si vive e non si pensa a vivere.

Passo le dita su quella brutta cicatrice mentre Neville è impegnato a sognare chissà che. 
Io rimango sveglia ad osservarlo, a perdermi in quei particolari che non avevo fino ad ora notato e nei solchi profondi che adesso gli deturpano la schiena.
Quante cicatrici lascia il Tempo e quante battaglie bisogna affrontare per uscirne vivi.
Quei cerchi concentrici sulla pelle sono sempre più profondi nel loro avvicinarsi al centro, a ciò che li rende pulsanti, presenti, vivi. La loro storia raccontata li, sulla carne viva di un corpo dormiente. 
E mi sembra di rivedermi in quelle storie, tra qualche anno. Con le mie battaglie vinte e quelle perse, con le mie cicatrici.

Sarà che fino ad ora non ho mai dovuto rinunciare a niente, ed ho scoperto solo adesso quanto possa essere doloroso rinunciare a qualcosa, in favore di qualcos'altro. In favore di un salto nel vuoto che non si sa dove conduce, ma su cui  si scommette anima e corpo, e la propria stessa vita.
Ho giocato coi sentimenti di tutti. I miei, quelli di Zoya, quelli di Mughain, di Brent e di Neville e non ho vinto niente, se non altro dolore.

Accendo e spengo il cortex pad in attesa di un suo messaggio che non arriva, mentre sto rannicchiata nell'angolo della cella di HP, a rimuginare, su quanto abbiano o meno ragione, le ragioni del cuore.


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