lunedì 5 novembre 2012

21 Grammi.




La segretezza è il principio della tirannia.



21 Grammi è il peso dell'anima. L'anima è l'unità di misura di tutti i segreti. E' per questo che non riusciamo a tenercene dentro troppi, troppo spesso, 21 grammi sono troppo pochi, è uno spazio infinitesimale in cui racchiudere il grande universo che ognuno di noi si porta appresso. 21 Grammi è un peso troppo irrisorio e alcuni segreti pesano nettamente di più.
Poi ci sono segreti che sono fatti per essere leggeri, e dunque per essere svelati, ma come si fa a pesare un segreto? Questo non l'ho ancora compreso.
Si dice che più si arriva in alto e più è forte il tonfo che fai quando poi cadi dal piedistallo. Io so solo che mi porto dietro troppo peso, e che se non lo butto fuori in qualche modo potrei finire per scoppiare.

In sintesi... Blackbourne se n'è andato e ora tutto regge sulle mie spalle, proprio come avevo desiderato. E' qui che bisogna stare attenti, credo... bisogna prestare molta attenzione a ciò che si desidera, perchè quando ciò accade, si deve rinunciare necessariamente ad altro.

Io non voglio rinunciare a niente.


Non voglio rinunciare a tenere per mano Neville, a dormire con lui, a parlare con lui fino a notte fonda ed affidargli ogni grammo di quei 21.
In fondo la felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: di piccole elemosine, presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile, di un complimento fatto col cuore.
La felicità sta nel gusto e non nelle cose; si è felici perché si ha ciò che ci piace, e non perché si ha ciò che gli altri trovano piacevole.


Condividiamo ottime, canoniche, idee di noi stessi e ci scambiamo complimenti confezionati...sembra tutto così "normale" che quasi suona strano.
Eppure, in qualche strano modo, ogni volta che mi trovo a far spazio agli occhi tra i capelli per ascoltare ciò che dice...e a mettere (dis)ordine nei miei pensieri per trovare i semafori verdi delle risposte alle sue domande senza punto interrogativo...la normalità, la confezione, il canone...sono distanti quanto Galassie.
Credo, e diamine è quasi un discorso serio finirò per spaventarmi, che lui sia una delle poche persone, una delle pochissime, a cui affiderei ogni mio filo scoperto...e non perchè voglio trasmettere alte scariche di me e lasciarlo inerme sotto i colpi epilettici della schizofrenia di un circuito...ma perchè ho la certezza traballante(e per questo quantomai salda ed inamovibile) che lui saprebbe gestirli...non prendendo la scossa...magari solo guardandoli, collegandone alcuni, isolandone altri. 

Si è sempre così timorosi di essere che alla fine siamo dei noi stessi parziali con quasi tutte le persone con le quali ci relazioniamo...e non è un fatto di sincerità, è dannata/benedetta paura...e non degli altri, ma paura di noi.
Ci spaventiamo, evitiamo di specchiarci negli altri perchè sappiamo che gli altri ci rifletterebbero per quello che siamo davvero
Ecco...io non riesco a renderlo meglio, non ce la faccio credo. Questo "esempio" intangibile è il massimo per me, il mio limite

Quando parlo con lui, me ne frego di apparire spettinata, di avere il sorriso storto, gli stivali che necessitano una bella pulita e la maglia del tutto sgualcita...perchè ho come la sensazione che non sia importante...e, cavolo, è una sensazione che scambierei con poche altre.

L'ho fatto... l'ho fatto dinuovo. Glie l'ho chiesto ancora.
E stavolta è stato un .




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