giovedì 15 novembre 2012

Vengeance.

-Miss Williams! I sensori hanno rilevato un'anomalia... una nave ha varcato i nostri confini senza chiedere autorizzazione. Miss Williams... si tratta di un Evolution. Lo occupano due forme di vita, pare e... dannazione! C'è un neonato! Miss Williams... cinque minuti all'impatto. Cosa dobbiamo fare?

I sensori della sala di controllo hanno un guizzo rosso lampeggiante che mi abbaglia e confonde le idee. Sudo. La linea rossa che separa l'incontrollabile dalla decisione che avrei dovuto prendere di li a poco vortica frenetica su se stessa e il tempo non lascia scampo. Troppo poco. Troppo poco tempo. Troppe responsabilità di cui rendere conto. Chi sono io per farmi carico della vita o della morte degli altri? Chi sono io per impedire che l'inevitabile accada? Eppure... l'ho fatto. Ho deciso per loro. Ho deciso per lui.


-Fate fuoco.

L'ordine è secco e repentino, non lascia margine d'errore. Non può essere frainteso. Non un'espressione mi solca il viso nel dirlo, mentre il sudore bagna copioso la fronte e i battiti del cuore aumentano dentro il petto, forse a causa dell'adrenalina messa in circolo. Mancavano centoventi secondi all'impatto. Centoventi dannati secondi concessi ad una vita, per soddisfare i miei capricci e la mia necessità di controllo.
Tutto è come deve essere.
Tutto fila bene.
Non c'è scrupolo, non c'è rimorso, non c'è ripensamento.
Non c'è peso sull'anima che ho deciso di vendere, in cambio di un pezzo di metallo freddo che fluttua nel vuoto e nel nero dello Spazio.
C'è solo Hall Point.
C'è solo la luce bluastra delle batterie Laser, l'accecante scoppio di mille piccoli pezzi che si infrangono, briciole di quel che rimane di una madre e di una Speranza, di una donna attaccata alla sua vita e a quella del suo bambino, fino alla fine. La speranza di continuare a respirare. La speranza di un futuro migliore.

Centoventi secondi. Poi il Nulla.

-Ottimo lavoro, a tutti-

In sala comando crolla il silenzio. Nessuno ha il coraggio di incontrare il mio sguardo e alcuni cessano persino di respirare. Come biasimarli? Non avrei avuto il coraggio di guardarmi allo specchio, eppure... a volte la Speranza sopravvive alla certezza.
Eppure...

-Miss Williams... un pod di salvataggio. E' stata rivelata presenza di vita al suo interno.

Trattengo il fiato a stento. Trattengo il sollievo per non mostrare che sono pentita. A dire il vero non mi sono pentita affatto: sono convinta fino alla fine che sia stata la cosa più giusta da fare, per me e per tutti loro. Per tutti coloro che sono stati affidati alle mie cure, alla mia responsabilità. Come una madre snaturata.

-Quale... vita?

Cauta. Placida. L'aria che respiro è densa e faccio fatica a mandarla giù. Come se una vita contasse più dell'altra. Come se una avesse il diritto di continuare a restare attaccata a questo 'Verse, e l'altra l'avesse perso su quell'Evolution in rotta di collo verso lo Spazioporto.

-Il neonato, miss. Il neonato.

Sgrano gli occhi. Non mostro sorpresa, nemmeno sollievo o felicità. Sento solo il peso sulla coscienza farsi sempre più leggero fino a sparire, lasciando spazio al peso della responsabilità per una vita appena sbocciata, che non mi sarei fatta remore di strappare per preservare quella di un mucchio di ferro e luci rosse al neon.

-Recuperiamolo.

Anche questo è un ordine secco, impartito senza pensare. Ancora una volta sto sbagliando e ne sono del tutto consapevole. Ancora una volta, sto scegliendo per qualcun'altro. Sto scegliendo la strada più facile, ciò che ritengo sia meglio per me, per la mia coscienza, per lavare via un po' di sporco depositato sopra, incurante se sia la scelta migliore per tutti. Sarebbe stato crudele lasciarlo in balia dello Spazio. O è semplicemente più crudele tenere in vita una creatura dopo avergli tolto tutto? Io conosco bene la risposta.
Scelte.
Scelte che mi sono presa il diritto di prendere.
Ma, adesso, nessun'altro può farlo al posto mio. Nessun'altro può decidere per me, e tocca a me decidere per loro. Per lui.

-Quando sarà abbastanza grande avrà tutto il tempo di vendicarsi. E come un marchio indelebile scritto nel destino che qualcuno ha deciso per lui -che io, ho deciso per lui-, il suo nome sarà Vengeance.

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