sabato 10 novembre 2012

Mai abbastanza.



Io sono spaccata, io sono nel passato prossimo, io sono sempre cinque minuti fa, il mio dire è fallimentare, io non sono mai tutta, mai tutta, io appartengo all’essere e non lo so dire. io sono senza aggettivi, io sono senza predicati, io indebolisco la sintassi, io consumo le parole, io non ho parole pregnanti, io non ho parole cangianti, io non ho parole mutevoli, io non disarticolo, non ho parole perturbanti, io non ho abbastanza parole, le parole mi si consumano, io non ho parole che svelino, io non ho parole che puliscano, io non ho parole che riposino, io non ho mai parole abbastanza, mai abbastanza parole, mai abbastanza parole. Ho solo parole correnti, ho solo parole di serie, ho solo parole del mercato, ho solo parole fallimentari, ho solo parole deludenti.


-Vuoi stare fermo, Santo Dio?-
Emile ha sempre avuto il brutto vizio di dondolarsi su quella dannata sedia quando non aveva come impiegare meglio le sue forze e il suo tempo. Mi stava accanto da un paio d'ore, in silenzio, dondolandosi su quella dannata sedia ad intervalli regolari. Le braccia incrociate sotto la nuca.
Si voltò subito dopo e mi sorrise. Non rispose, ma smise di darmi noia.
-'Fanculo, stronzo... cosa diavolo ridi? Ho la faccia di una che è in vena di scherzi?
-No, hai la faccia di una che sta per sposare l'uomo sbagliato.
Aggrottai la fronte e affinai lo sguardo. Ero arrabbiata, ma non con lui. Come sempre l'unica fonte della mia rabbia risiedeva dentro di me, e io non avrei saputo fare di meglio che ferirmi, per cercare di estirparla.
-Sta' zitto.
Mormorai. Chiusi gli occhi. Cercai di dormire, ma Emile riprese a dondolare sulla dannata sedia.
-Ti diverti con poco, mh?
Domandai, spazientita.
-Non puoi dormire per sempre per evitare di pensarci.
Era vero, pensai.
Gettai uno stanco sospiro dalle labbra e tornai a guardarlo.
-Cosa vuoi che ti dica?
-Tutto quello che ti passa per la testa...
Rispose distrattamente, come se fosse un'ovvietà e poi tornò in silenzio. Aveva chiuso gli occhi anche lui e il cappellaccio da cowboy gli copriva mezza faccia.
Sospirai ancora. Avevo proprio bisogno di parlare e invero aspettavo solamente che me lo chiedesse.
Forse lui ne era pienamente consapevole.
-Tutto quello che mi passa per la testa è noioso e confusionario e finiresti col non capirci niente... diciamo che stavo riflettendo sul fatto che, per quanto ci sforziamo, non possiamo mai veramente determinare il corso degli eventi. Lo trovo spaventoso... ma ci pensi? Qualsiasi cosa tu faccia, in un soffio, tutto può crollare come un castello di carte...
Mi persi per qualche istante ad osservare un punto morto difronte a me. Non mi aspettavo una risposta. Non da Emile. E invece quella volta mi aveva stupito.
-E quindi?
Mi chiese, con naturalezza e la curiosità sincera di cui si macchiano i bambini al cospetto di un grande mistero.
-E quindi fanculo. Cosa ci affanniamo a fare? Lasciamo tutto com'è... se deve accadere qualcosa, accadrà.
Scrollai le spalle e tornai a chiudere gli occhi. Stavolta ero io che dondolavo sulla sedia.
-Non mi hai ancora detto cos'è successo, però.
Puntualizzò con un ghigno, da sotto il cappello.
Impiegai forse qualche istante di troppo prima di rispondere.
-Per colpa mia sono morte delle persone. Beh.. diciamo che non è stata nemmeno colpa mia... ma ad ogni modo, nessuno se l'è presa con me. Pensano tutti che sia stata colpa di Neville. E questo non lo sopporto. Io lo so che non è colpa sua... 
Spiegai ingenuamente, come se quello potesse afferrarne anche solo lontamente il senso.
Contro ogni altra aspettativa, annuì.
-Sei un'egocentrica del cazzo. Ti rode solo che non se la siano presa con te.
-No. Mi rode che se la siano presa con la persona sbagliata.
-Cosa ne sai tu? C'eri?
Mi zittii improvvisamente. All'improvviso un vuoto tremendo mi riempiva la pancia come un macigno della portata di quintali. Mi chiusi in posizione fetale e mi voltai a dargli le spalle.
Volevo dormire. Volevo piangere. Volevo parlare, forse urlare, forse uccidere qualcuno. Volevo sbattere i pugni forte fino a quando qualcuno non mi avesse dato ragione. Volevo lottare e volevo arrendermi. Volevo vivere. Volevo viverlo. Volevo troppe cose, come al solito.

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